giovedì 28 maggio 2020

STEP #20 UN MATERIALE


Nel post di oggi riprendiamo il discorso sulla seta menzionato nello step #12, le fonti di questo argomento provengono dal corso "Storia della Tecnologia" del Politecnico di Torino tenute dal professor Vittorio Marchis.

LE ORIGINI E LA DIFFUSIONE

Percorsi principali della Via della Seta
Le prime popolazioni a scoprire di poter utilizzare le bave del baco per creare dei tessuti furono quelle orientali, in particolare nelle terre dell'attuale Cina era una tecnica già nota intorno al 3000 avanti Cristo. Le peculiarità della seta la rendono un materiale molto richiesto cosicché la sua importazione in occidente avviene già ad opera dei Romani a partire dal secondo secolo avanti Cristo tramite la celeberrima Via della Seta: un insieme di percorsi carovanieri lunghi più di 8000 kilometri attraverso i quali le merci venivano spostate tra oriente e occidente; ovviamente la seta era solo uno degli innumerevoli commerci ma il nome fu attribuito dal geografo  Ferdinand von Richthofen nel 1877 e rimarrà come tale fino ai giorni nostri. Si trattava di un percorso estremamente battuto e fondamentale per le economie locali e quindi in continua evoluzione, nel sedicesimo secolo vediamo la comparsa di tratte marittime, implementando maggiormente le possibilità di commercio.

CARATTERISTICHE DEL  BACO DA SETA

Cio che rende la seta un materiale cosi pregiato consiste nell'elevata mole di lavoro richiesta per ottenere la materia: infatti la seta è il bozzolo che il bruco fa prima di diventare una farfalla e quindi
Alcuni bozzoli
servono moltissimi bozzoli (e quindi bruchi) per produrne anche un esiguo quantitativo, ovviamente il baco per massimizzare il raccolto deve essere ucciso prima che possa diventar farfalla, cosicché non mangi il bozzolo tanto pregiato; per rendere un'idea delle quantità un bozzolo "srotolato" può arrivare a misurare fino a 1000 metri, tuttavia per avere uno spessore accettabile servono circa 12 bozzoli combinati. Vi è pero un altro elemento di pregio di questo tessuto che lo rende cosi apprezzato: infatti presenta delle tossine che, originariamente utile all'animale per non farsi mangiare durante la metamorfosi in farfalla da altre bestie, permette al abito di non essere affetto da eventuali animali quali tarme di consumarlo (come può accadere ad esempio per la lana).

LA LAVORAZIONE DELLA SETA

Partiamo dal principio. In Europa per avviare una produzione di seta (come avverrà nel diciassettesimo secolo nel nord d'Italia) era necessario acquistare i bachi: questi stanno alla base del processo perché la bava che secernono è essa stessa a fare parte del filato. Il nutrimento che doveva essere fornito ai bruchi andava coltivato: si tratta del Gelso, l'unica pianta di cui si nutrono. Possiamo individuare principalmente due fasi.

1. Allevamento
  Il baco viene allevato su appositi graticci: le foglie di Gelso, precedentemente macinate, vengono disposte sui vari ripiani e i bruchi sono lasciati liberi su di essere. E' necessario aggiungere spesso

nuove foglie visto che costituiscono l'alimentazione  del baco e quindi vengono consumate
un primo piano dei bachi nei graticci
rapidamente. Quando il baco è cresciuto abbastanza, si creano delle ramaglie in cui vengono messi, questo per simulare l'habitat ideale di nidificazione. Appena i bozzoli sono formati vengono raccolti nella maggior parte per essere sottoposti a gas tossici, in modo da uccidere i bachi. La restante parte viene lasciata trasformare in farfalla in modo che i pochi superstiti possano riprodursi e quindi creare le generazione successiva.


2. Filatura
  A questo punto è tempo di sciogliere i bozzoli, e per dipanare le matasse senza distruggerle è necessario sciogliere la sericina cioè la proteina che tiene unite le varie fibre; per fare ciò si adopera il
Procedura di dipanamento a caldo
calore: si immergono i bozzoli in recipienti d'acqua mantenuta a 60 gradi circa. Poi vengono estratti da mani esperte che uniscono più fibre in un filo unico. Un'interessante differenza tra il metodo orientale e quello europeo si osserva in questa fase, infatti l'impiego delle bacchette per quest'ultima fase ha risparmiato ai lavoratori cinesi una tipica malattia professionale dovuta al costante contatto con acqua calda che ha afflitto invece molti operai europei. Già nel 1607 intravediamo da un libro di Vittorio Zonca i primi passi di meccanizzazione  a Bologna: il torcitoio era un locale adibito alla filatura della seta. Una struttura a tamburo conteneva i rocchetti in cui il filo veniva arrotolato. Questo tamburo poteva ruotare grazie ad un anima interna elicoidale spinta da ruote meccaniche a loro volta messe in rotazione da una fonte idraulica posta sottostante la struttura. Infine L'incannatoio permetteva di fornire la torcitura adeguata al filato e di disporlo sui rocchetti per la vendita. Tutto questo meccanismo è un chiaro esempio di protoindustrializzazione.


Torcitoio in scala 1 a 2: a sinistra l'incannatoio, sulla destra
il tamburo rotante 





















martedì 26 maggio 2020

STEP #19 NELLA SCIENZA APPLICATA


La lavorazione delle fibre tessili è caratterizzata da innumerevoli processi produttivi dietro ai quali possiamo ravvederne le basi scientifiche. Analizziamo quindi alcune delle tecniche di lavorazione principali cercando di derivarne i principi fisici e chimici.
La principale fonte di questo post è il manuale per la formazione degli operatori "Nobilitazione Tessile" il quale per ovvie ragioni è più esaustivo e riporta tutte le tecniche in seguito descritte più molte altre. Ne consigliamo la consultazione per una completa trattazione della materia senza farsi scoraggiare dal linguaggio tecnico.


FILATURA 

Esistono tre tipi di filatura a seconda delle proprietà del materiale:

a) CARDATURA viene principalmente impiegata per le fibre di taglio corto quali lana vergini o residui di lavorazioni intermedie e queste vengono usate in misto con fibre più lunghe per creare dei
Macchinario Cardatura
filati ibridi che ereditano le caratteristiche dei vari filamenti. La cardatura si basa su ripetute azioni meccaniche aventi lo scopo di sfioccare le fibre, parallelizzarle e, allo stesso tempo, amalgamare i vari componenti, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo e anche del colore. Dagli stoppini per torsione si stira il filamento e si raccoglie su appositi tubetti. La filatura  ring è un ulteriore affinamento della cardatura ed  è applicata a per quelle fibre che saranno impiegate per i capi d'abbigliamento. Vengono impiegati vari macchinari avanzati quali una miscelatrice ed una pettinatrice che regolarizzano le fibre creando stoppini omogenei. Infine tramite un "ring", sempre tramite torsione si conferiscono al filato e caratteristiche elastiche richieste.




b) OPEN END viene principalmente utilizzato in ambito cotoniero. Questo sistema realizza la condensazione delle fibre avvalendosi della gola interna posta alla periferia di una
piccola turbina. Sulla macchina è predisposto un rotore per ogni testa di filo. Lo stoppino di alimentazione, viene disaggregato ("sfioccato" volendo essere tecnici ) nelle singole fibre e giunge al rotore. Le fibre hanno, con il nastro di alimentazione, una velocità molto bassa che via via aumenta subendo uno stiro notevole. All’arrivo nel rotore questo, con la sua rapida rotazione, sottopone le fibre al suo interno ad una elevata forza centrifuga che le spinge verso la periferia dove la superficie è profilata in maniera particolare e tale da conferire al filato una forma adeguata e tale da raddrizzare le fibre. Queste si sovrappongono e si condensano, abbandonando la gola del rotore con un certa torsione e con una velocità assai inferiore a quella periferica della turbina, dando luogo ad una filatura in continuo dove il filato viene avvolto su rocche.

Macchinario open-end


c) ESTRUSIONE questo metodo riguarda la filatura delle fibre chimiche sia quelle artificiali sia quelle sintetiche. Il nome è esplicativo del procedimento operativo: si prende infatti il polimero e lo si porta allo stato liquido, in seguito viene estruso tramite una filiera a più fori. Le "bave" si solidificano e vengono raccolte in un filo continuo di lunghezza potenzialmente infinita. E' interessante osservare come questo processo è molto imitativo del filare dei ragni e dei bachi da seta, conservandone cosi lo stesso principio fisico anche se con una fibra completamente differente.

ROCCATURA, STRIBBIATURA E VAPORIZZO

Si tratta ancora di processi pre-tessitura e costituiscono uno step fondamentale per la lavorazione futura. La roccatura consiste nel traferire i fili dai tubetti nelle rocche, quindi un processo di ridimensionamento dei filamenti e della forma dei supporti (le rocche) per renderli utilizzabili da uno specifico macchinario (orditoi, telai eccetera); ovviamente esistono vari tipi di rocche per ogni tipo di macchinario. La stribbitura è invece il processo di verifica che il filo non presenti punti deboli o grovigli andando a intervenire quando dovesse verificarsi un difetto del filato. Su ciascuna testa della roccatrice è presente un’apposita apparecchiatura elettronica detta stribbia, programmabile nei suoi
Macchinario per la vaporizzazione
interventi in funzione dell’importanza delle irregolarità che possono essere tollerate. La stribbia ha lo scopo di togliere la parte del filo difettosa e di riunire i due capi del filato con un piccolo nodo. Infine il vaporizzo consiste , come suggerisce il nome nell'impiego un processo termico (tramite vapore appunto) ai fusi di filato. Questo processo avviene per contrastare la tendenza delle fibre ad aggrovigliarsi se non sottoposte a torsione costante, si ottiene così un corpo più uniforme e le fibre risultano stabili. Operativamente si procede a inserire in casse metalliche (vaporizzi) le rocche e si immette il vapore, per un'efficacia più capillare si agisce sottovuoto.



IDROESTRAZIONE (A CENTRIFUGA)

Lo scopo di questa lavorazione è quello di asciugare il tessuto, procedimento necessario tra varie lavorazioni quali lavaggi e tinture. Privilegiamo l'analisi di questo processo perché il focus di questo
Idroestrattore a centrifuga
post è ricercare "l'applicazione della scienza" al tessere e funzionando in maniera simile ad una lavatrice domestica speriamo il concetto possa risultare più familiare ed immediato; bisogna sottolineare tuttavia che la centrifugazione non è l'unico metodo di idroestrazione. In completa analogia con la lavatrice il macchinario di base è un cesto in acciaio INOX cilindrico imperniato nel suo centro e con un portello di caricamento dall'alto. Il cesto è mobilitato da un motore elettrico  collegati da un albero di trasmissione, è importante distribuire i pesi in maniera uniforme per evitare pericolose vibrazioni. L'albero motore è dotato di una frizione per frenare il cesto a procedimento finito. Il principio fisico sfruttato è la forza centrifuga la quale spinge fuori dai tessuti le particelle d'acqua, asciugando quindi il contenuto






lunedì 25 maggio 2020

STEP #18 NELLA CRONACA


Nel post di oggi ci addentriamo in ambito giornalistico, in particolare occupandoci della cronaca.


LA STORIA DI MARIA, PENDOLARE BENEFATTRICE.

 Maria Vittoria Catamo è una pendolare da più di dieci anni tra la sua città natale Parma e l'Inghilterra, e in questi ultimi mesi di pandemia ha deciso che voleva fare la sua parte:  riscopre così la sua abilità nel cucito e incomincia a fabbricare a mano mascherine double face; a fronte di una
Una fantasia di mascherina prodotta
piccola donazione, chiunque può acquistarne una per se sostenendo così l'ospedale Maggiore di Parma al quale sono destinati i proventi di questa raccolta fondi. L'apprezzamento dell'iniziativa è molto forte sin da subito cosicché Maria riceve una grande quantità di domande e ha presto bisogno dell'aiuto delle sue amiche Annamaria, Alessandra, Carmen, Francesca e Cinzia le quali si organizzano formando una piccola catena di produzione e distribuzione. La scelta di supportare la città di Parma è dettata al profondo legame alla quale è legata Maria, ma le costanti richieste di queste mascherine hanno portato la donna a volere sostenere anche la città di Manchester nella quale lavora e vive da più di 10 anni: le idee sono molte, principalmente mirate alla cura di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva così stressati dal costante carico emotivo e lavorativo. Parlando di numeri la donna afferma di aver già donato 5500 euro all'ospedale di Parma e di avere già 3000 sterline da donare alla città inglese.
 In questa nuova fase di allentamento delle normative di contenimento la mascherina è un oggetto che caratterizzerà gran parte del nostro vivere al di fuori delle mura domestiche e, sebbene non si tratta delle tipologia "chirurgica", quella prodotta da Maria e il suo team è a tutti gli effetti un presidio per contenere la diffusione del virus. Se siete interessati potete raggiungere a questo link il suo blog tramite il quale si possono vedere i loro prodotti ed eventualmente sostenere il loro progetto.

sabato 16 maggio 2020

STEP #17 UN ABBECEDARIO


Proponiamo in questo post un abbecedario così che possa adempire al compito di glossario. Ogni termine presenta un collegamento che contestualizza il termine all'ambito del tessere.


A come Arabesco
B come Bachicoltura
C come Cardatura
D come Decatissaggio
E come Elastam
F come Filatoio
G come Gomitolo
H come Hargreaves
I come Idrofilizzazione
J come Jacquard
K come Kay
L come Lana
M come Merletto
N come Navetta
O come Ordito
P come Pettinatura
Q come Quadrettato
R come Ricamo
S come Sarto
T come Telaio
U come Uncinetto
V come Velcro
W come Wash and Wear
X come Xilema
Y come Yak
Z come Zip

STEP #16 UN PROTAGONISTA


Il genio dei grandi innovatori è ciò che permette alla società di essere in continua evoluzione; questi uomini e donne hanno la straordinaria capacità di stravolgere (volontariamente o spesso del tutto inconsapevoli) le vite di moltissime persone nel quotidiano e, nel caso del tessere uno di questi "protagonisti" è certamente Richard Arkwright. A rappresentazione del tessile abbiamo scelto proprio lui anche per la sua tenacia imprenditoriale la quale, nonostante la modesta condizione economica familiare, gli ha permesso di finanziarsi tutti i suoi progetti e di accumulare una fortuna all'epoca inestimabile.

RICHARD ARKWRIGHT: PROTAGONISTA DELLA RIVOLUZIONE TESSILE

Richard Arkwright
Nacque nel trentaduesimo anno del 1700 in una famiglia numerosissima: egli era il tredicesimo figlio (anche se purtroppo solo in sette sopravvissero); e anche per questo non poté permettersi di andare a scuola, tuttavia il padre lo mandò da suo cugino Ellen per imparare a leggere e scrivere. Inizia a lavorare presso un barbiere del Lancashire e già nel 1750 riesce ad aprire un suo  negozio per mettersi in proprio. In questi anni inventa una lozione impermeabile per tingere le parrucche (allora molto di moda): si tratta di uno dei primi successi che gli aprono la strada ad una stabilità economica per sperimentare future idee.
 Nel 1768 assieme a John Kay, rivolge il suo interesse imprenditoriale verso le macchine per la cardatura e la filatura, e già l'anno successivo a Nottingham riesce a brevettare il suo primo telaio idraulico che automatizzava molti dei processi manuali abbassando sensibilmente il costo dei filati; il macchinario pone i presupposti per la crescita esponenziale dell'industria del cotone. Tra il 70 e il 75 riprende la cardatrice di Lewis Paul e arriva a brevettare un sistema in grado di prendere i batuffoli di cotone e di trasformarli in fibre pronte ad essere filate. Nel frattempo per cercare di espandersi, con l'aiuto di due grossi produttori di magliera (Strutt e Need) e 12.000 delle sue sterline, costruisce un mulino ad acqua a Crompton ovviamente per alimentare i suoi telai: era finalmente giunto a meccanizzare tutte le fasi della filatura, il successo fu notevole e molti cercarono di imitarlo, solo nel 75 gli fu riconosciuto ufficialmente il brevetto. Per rendere l'idea del suo successo, egli fu invitato un po' per tutta la Scozia per avviare mulini cotonieri. Anche in Inghilterra il successo è notevole: il mulino a birkacre raggiunge 600 dipendenti, tuttavia quest'ultimo a causa di rivolte operaie fu distrutto nel 79, infatti l'innovazione portava gravissime conseguenze sulla popolazione: servivano moltissimi meno operai e sopratutto non era richiesta alcuna abilità particolare, con un conseguente calo delle assunzioni e delle paghe. Oltre i già citati, Richard Arkwright emise moltissimi altri brevetti che difese in lunghe battaglie legali, ma gli furono riconosciuti solo parzialmente, arrivò a scontrarsi anche con Thomas Higs (un altro inventore tessile di quell'epoca), questo però non gli impedì di accumulare delle ricchezze altissime. Nel 1777 introduce la macchina a vapore nel suo stabilimento nel Derbyshire, ma non con il fine di attivare direttamente i macchinari quanto piuttosto per riempire le gora la quale spingeva la ruota del mulino.
Nel 1786, ormai scaduti molti dei suoi brevetti ottiene due onorificenze: Cavaliere e Sheriff of Derbyshire (1787). Muore nel 1792 a 59 anni lasciando in eredità circa 500.000 sterline derivate dai diritti intellettuali delle sue idee.



La principale fonte di questo post è la pagina dedicata a Sir Richard Arkwright di wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Arkwright



#STEP 15 NEL NOVECENTO



L'INNOVAZIONE DELLA MATERIA PRIMA E LA TEMATICA AMBIENTALE

Nei secoli di rivoluzione industriale abbiamo visto l'ambito tessile affinare le sue tecniche produttive, in particolare le sue macchine, i telai; siamo passati da aziende artigiane a vere e proprie fabbriche con un discreto livello di automatizzazione. Il Novecento, oggetto di studio di questo post, porta anch'esso un'ulteriore sviluppo del settore: innanzitutto l'elettricità comincia a prender parte al processo produttivo, ma l'innovazione più rilevante è certamente l'introduzione di fibre tessili chimiche. Come può suggerire il nome esse sono ricavate dall'uomo mediante processi chimici e ne esistono di due tipologie:

1) Artificiali

    Si tratta di fibre ottenute mediante una trasformazione di sostanze naturali di origine organica, tipicamente fibre vegetali o proteine animali. Eccone alcuni:
La fibra di Acetato

        • Acetato
Cupro
Lyocell
Modal
Triacetato
Viscosa o Rayon





2) Sintetiche

   Le fibre sintetiche invece sono derivanti del petrolio tramite polimerizzazione e presentando caratteristiche più interessanti rispetto a quelle artificiali: infatti generalmente sono molto più robuste e termoisolanti.
Tessuto di Kevlar e Carbonio

         •       Acrilico
         •       Aramidiche (il Kevlar)
         •       Clorovinile
         •       Modacrilico (acrilico modificato resistente alla fiamma)
         •       Neoprene
         •       Poliammide (Nylon)
         •       Poliestere
         •       Polietilene
         •       Polipropilene
         •       Poliuretano
     



  Tutte queste nuove fibre rivestono un ruolo fondamentale nell'innovazione dei materiali permettendo al tessile di riservarsi i nuovi mercati tecnologici e al contempo si diffondo anche tra la produzione più tradizionale come bandiere ma anche capi di vestiario. Grazie alla robustezza complessiva del materiale e all'origine non biologica delle fibre, queste non sono affette dalla degradazione e dunque possono essere impiegate in moltissimi degli ambiti precedentemente preclusi alle fibre tradizionali.





LA DOPPIA FACCIA DELLA MEDAGLIA

 Tuttavia proprio l'origine non naturale delle fibre pone nuove problematiche ambientali e potenziali rischi sanitari: introducono infatti il problema dello smaltimento di un prodotto che, a fine del suo ciclo di vita, non può essere decomposto rimanendo come inquinante per un tempo indeterminato, e alterando gli equilibri della fauna e flora: consideriamo ad esempio le reti da pesca (prettamente in nylon) e gli effetti tragici che causano agli oceani,  non solo la presenza fisica del materiale in acqua ma sopratutto perché i raggi solari riescono comunque a degradare parzialmente il tessuto creando le cosiddette "microplastiche", un pericolosissimo inquinante di dimensione microscopiche il quale viene ingerito involontariamente dalla fauna.
 A livello sanitario rimangono dubbie le possibili conseguenze dei questi materiali a contatto con
Plastica ritrovata in un pesce
l'uomo; inoltre ricollegandoci al discorso delle microplastiche ci rendiamo conto che il rischio che queste giungano nel nostro organismo è altissimo: infatti esse rimangono negli organismi degli animali che le hanno ingerite e noi le assumiamo a nostra volta dal pescato. Ma ciò non riguarda solo
i pesci e non solo le reti da pesca: tutto ciò che è plastica presenta analoghe conseguenze se mal trattato.
 Secondo alcuni studi in media si può arrivare ad assumere sino a 250g di plastica ogni anno (anche dall'acqua del rubinetto) e circa il 50% della popolazione potrebbe averne ingerite.Bisogna sottolineare che non si conoscono effetti malevoli della sostanza, ma ciò che appare certo è che una volta assunte non vengono smaltite. Ecco un articolo di approfondimento di Focus che tratta il problema.











venerdì 8 maggio 2020

STEP #14 NELL'OTTOCENTO



Il diciottesimo secolo ha rivoluzionato completamente il processo produttivo e qualitativo del mondo tessile, vediamo ora il perfezionamento della macchina produttiva avvenuto nel secolo successivo: l'ottocento con l'introduzione del Telaio di Jacquard.

Il telaio di Jacquard
Questa macchina è interessante sotto molto punti di vista. In primis partiamo dalla sua caratteristica chiave e ciò che la rende cosi importante: si trattava di un telaio tradizionale a cui è stato aggiunto un macchinario in grado di spostarsi lungo l'ordito e di intrecciare il filato dinamicamente. Ciò permetteva di creare composizioni e trame complesse fino ad ora impossibili per un telaio automatico. Si tratta di una delle macchine più simili nel funzionamento a quelle moderne.
E per quanto riguarda la parentela, questo telaio presenta anche un forte legame con i primi elaboratori: come questi infatti, veniva azionato da schede perforate sulle quali erano riportate le "istruzioni" per una determinata trama, esattamente come i primi calcolatori.
Un altro aspetto fu una conseguenza dell'enorme versatilità di questa macchina: il timore di molti del settore, il quale portò anche a rivolte (vedi la rivolta dei Canut), era che questo macchinario potesse ricoprire completamente tutto il sistema di lavoratori tessili sino ad ora impiegati lasciando senza  lavoro un'ingente fetta della forza lavoro del settore; tuttavia, com'è sempre accaduto in queste situazioni, il progresso era ormai inevitabile e la diffusione di questo tipo di telaio fu mondiale. Questo concetto si collega ad un discorso molto più ampio sul mondo lavorativo e su quanto possa essere dinamico, e quindi quanto l'uomo abbiamo bisogno di inventarsi sempre nuovi lavori grazie e per colpa del progresso.





STEP #13 NEL SETTECENTO



Il settecento, con la rivoluzione industriale, ha visto stravolgere le sorti della tecnologia di tutti gli ambiti produttivi, e la tessitura non fa eccezione; anzi essa fu uno dei maggiori settori a beneficiarne e uscirne profondamente mutato; quando parliamo di rivoluzione infatti intendiamo un meccanismo che, modificando alcuni fattori, rende impossibile ritornare allo stato precedente, una reazione irreversibile se vogliamo; e ciò si concretizza nel mondo tessile nella meccanizzazione dei telai, cosa che comportò ad un'industrializzazione della produzione e una maggiore accessibilità dei tessuti per il popolo e, a questo punto, ritornare al metodo artigianale, non era più un'opzione. Ma non solo, indirettamente ciò permise alla società di ridefinire il ruolo della donna nelle fabbriche. Studiamo allora i principali fenomeni di questo secolo d'innovazioni che al meglio caratterizzano il nostro percorso.


UN'ANTICIPAZIONE PRE-RIVOLUZIONE: LA SPOLETTA VOLANTE
Trattasi di un'invenzione formalmente precedente alla data formale della rivoluzione (1731), ma già molto attinente al processo che sta per avviarsi. Inventata da John Kay consisteva in un pezzo di legno affusolato, chiamato navetta, che conteneva una spoletta in cui era avvolto il tessuto. La navetta
Una spola tradizionale
veniva lanciata percorrendo continuamente l'ordito; inizialmente attuato da leve o pedali, in seguito diventerà completamente automatizzato.

Ai giorni nostri si tratta di un meccanismo ancora utilizzato nei telai invariato nel principio ma con materiali differenti: un piccolo manufatto metallico attivato da aria compressa o leve apposite.

Tuttavia almeno inizialmente fu abbastanza bistrattato dai tessili dell'epoca perchéportava vantaggio solo nel processo di tessitura
e non di filatura.
Una spola moderna







Ecco due brevi video da You Tube che mostrano il metodo della spola volante azionata dal tecnico:https://www.youtube.com/watch?v=khiEAEqdkZY

https://www.youtube.com/watch?v=RXyWAOwuN6A

LA RIVOLUZIONE DEL FILATO: LA "SPINNING JENNY"
Anche conosciuta in italiano come "Giannetta"(il nome fu dato alla macchina dagli inglesi Highs e  Hargreaves in onore della figlia tessitrice di Highs: Jenny) rappresenta l'ultima premessa per meccanizzare completamente il processo produttivo: essa infatti premetteva a un solo operatore di lavorare su 8 rocchetti, sino ad arrivare, nelle forme più avanzate, sino a 120.
La Giannetta


Qui sulla sinistra un modello tedesco nel museo di Wuppertal.













GLI EFFETTI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: IL FILATOIO IDRAULICO DI ARKWRIGHT


Filatoio di Arkwright
(diritti di Chris55 di Wikipedia)


Sir Richard Arkwright era solo un semianalfabeta ma la sua geniale conoscenza della meccanica gli permisero di creare a brevettare il primo filatoio automatico nel 1769. Il funzionamento di base consisteva di un telaio di legno alla sommità del quale erano disposte in senso orizzontale quattro bobine portanti il nastro. La caratteristica più interessante di questa macchina è pero la capacità di essere alimentata da forze idrauliche permettendo inoltre di superare i limiti della "spinning Jenny" creando tessuti molto più robusti; questa macchina fu un catalizzatore della rivoluzione industriale, l'azienda stessa per cui lavorava Arkwright crebbe fino a 600 dipendenti e complessivamente la sua geniale idea gli fruttò un patrimonio di circa 2 milioni di sterline dell'epoca; queste informazioni sono molto utili a rendersi conto della portata dell'evento appena innescato.










venerdì 1 maggio 2020

STEP #12 NELLLA TECNOLOGIA MEDIEVALE E MODERNA


UNA PREMESSA

Proseguiamo nel post di oggi il percorso storico introdotto dallo step #08 in particolare analizzeremo il periodo medievale e moderno. Innanzitutto è necessario smentire il pregiudizio di "epoca buia" come è comunemente noto il Medioevo, questo poiché attribuito in periodo rinascimentale il quale cercava un ritorno a valori classici. In realtà sopratutto dopo l'undicesimo secolo furono anni caratterizzati da una vivace ripresa economica e, il settore tessile non è altro che un'ulteriore conferma.


LA PRODUZIONE

La produzione di capi e tessuti è da millenni una caratteristica intrinseca del progresso tecnologico, e
 dipinto medievale di un filatoio
la fase medievale non fa eccezione; nell'alto medioevo si trattava di una produzione domestica con i telai ereditati dalle precedenti epoche: dunque quello verticale e la variante orizzontale; con l'aggiunta dell'arcolaio (sostanzialmente un'evoluzione del fuso azionato dal metodo biella manovella). Tuttavia in molti luoghi la produzione domestica si protrasse anche per tutto il basso medioevo quando era perlopiù diffusa a livello artigianale. Questi ultimi ovviamente disponevano di attrezzature decisamente più sofisticate a partire dai telai stessi e gli orditoi fino ad arrivare alle vasche per tinture e mulini per la follatura i quali però erano ad appannaggio delle famiglie imprenditoriali più ricche visto l'alto costo di costruzione e impiego. Inoltre dopo il dodicesimo secolo in Europa si diffondono le materie prime orientali portando a una piccola rivoluzione dei materiali: il cotone e la seta in alternativa alla tradizionale lana (anche se la seta rimarrà un materiale prezioso atto a costumi e funzioni importanti, certamente era uno "status symbol" di ricchezza e potere). Un altro materiale di particolare diffusione fu il fustagno, un tessuto misto di lino o canapa con il cotone, si pensa che questo materiale debba la sua diffusione grazie alla vicinanza con il mondo islamico e dai suoi artigiani insediatisi in tutt'Italia a seguito delle crociate.

                                                                                 
                                       

IL PARTICOLARE CASO DELLA LANA

Una menzione speciale va riservata alla lana visto il su complesso processo produttivo il quale richiedeva che più botteghe specializzate lavorassero alle varie fasi di lavorazione, e queste in genere erano coordinate da un imprenditore, in genere un mercante in quanto poteva facilmente reperire la materia prima per poi immettere sul mercato il prodotto lavorato. Questo processo di produzione frammentata prende il nome tecnico di "fabbrica disseminata" riferendosi alla produzione della lana.
Sarà oggetto di approfondimento in questo post



IL GENIO DI DA VINCI

Sebbene dobbiamo aspettare la meccanizzazione della produzione per avere una vera e propria svolta tecnica dei telai, Leonardo Da Vinci, progettò un telaio automatizzato (purtroppo mai concretizzato come molte delle sue brillanti idee) il quale, attivato da una ruota motrice, era in grado di gestire autonomamente la navetta del telaio tramite bracci e guide e questa permetteva l'intreccio automatico della trama e dell'ordito. Si tratta di uno dei progetti più complessi realizzati da Leonardo il quale probabilmente prese ispirazione dal nonno che ne possedeva uno. Forse se fosse stato commercializzato avrebbe stravolto la storia la quale portò una soluzione automatica solo tre secoli dopo grazie alla rivoluzione industriale; ne possiamo però apprezzare un modello, realizzato intorno gli anni 50 del '900 da Luigi Boldetti sulla base degli stessi appunti leonardeschi.




A sinistra uno degli schizzi progettuali
del Telaio










Qui sotto una foto della riproduzione di Boldetti realizzato in legno, ferro e cuoio ( dimensioni: 102,5cm ; 213cm ; 100cm)
















LA PUBBLICITA' DELLE MACCHINE DA CUCIRE

L'obiettivo di questo post è completare il discorso pubblicitario cominciato nello step #05  presentandovi qualche elemento pubblicitari...