sabato 13 giugno 2020

LA PUBBLICITA' DELLE MACCHINE DA CUCIRE

L'obiettivo di questo post è completare il discorso pubblicitario cominciato nello step #05 presentandovi qualche elemento pubblicitario di una categoria tessile non ancora citata su questo blog: la cucitura a macchina!

Partiamo in casa, con l'italiana Necchi e i suoi manifesti  quasi monocromatici; oltre a quello riportato qui sotto, erano anche blu, neri e arancioni.

La pubblicità della Necchi


Abbiamo anche trovato per voi uno spot pubblicitario





Proseguiamo con quello che forse è il nome più famoso nell'ambito delle macchine da cucire: Isaac Merrit Singer


Un manifesto italiano

Ed uno più storico







LE TAPPE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

In questo breve post riportiamo le date significative della rivoluzione industriale per il settore tessile.
La fonte principale è il corso "Storia della Tecnologia" del Politecnico di Torino del Prof. V. Marchis


  • 1589 invenzione della "Metier a bas" di William Lee
  • 1730 Kay inventa la spola volante 
  • 1733 breveto della spola volante 
  • 1740 Lewis Paul fila a macchina il cotone
  • 1748 Lewis Paul brevetta la cardatrice meccanica
  • 1750 impiego della spoletta volante per il cotone
  • 1760 ampia diffusione della cardatura nel Lancashire
  • 1764 Hargreaves inventa la spinning Jenny a 8 fusi 
  • 1769 Arkwright brevetta il filatoio idraulico per il cotone
  • 1770 Hargreaves brevetta la Jenny a 16 fusi
  • 1770 comparsa delle prime cardatrici a motore nello Yorkshire
  • 1779 Crompton inventa il filatoio intermittente (mule jenny) unendo la Jenny e il filatoio idraulico
  • 1784 la Jenny raggiunge i 24 fusi
  • 1785 scadenza del brevetto di Arkwright e conseguente diffusione del telaio idraulico
  • 1785 primi telai a vapore ad opera di Watt e Boulton
  • 1787 prime esperienze di telai automatici (senza tessitore)
  • 1790 nuove fibre tessili quali lana e lino ai telai
  • 1791 prima rivolta operaia dovuta alla riduzione della domanda di lavoro
  • 1800 la Jenny raggiunge i 120 fusi
  • 1805 Jacquard inventa il telaio a schede perforate
  • 1812 il fabbisogno tessile inglese è soddisfatto da solo 2400 filatoi (aumento esponenziale produttività)
  • 1820 diffusione del Power Loom
  • 1830 la diffusione delle recenti tecnologie diventa irreversibile
  • 1835 l'occupazione nelle fabbriche è così ripartita: 14% bambini, 48% donne, 13% ragazzi sotto i 18 anni, 25% uomini
  • 1850 prime regolamentazioni sugli orari di lavoro per le varie fasce di età


martedì 9 giugno 2020

STEP #25 UNA SINTESI

Il nostro percorso di ricerca sul Tessere ha raggiunto la conclusione e in questo post vogliamo concentrare tutti gli aspetti più salienti di questo interessante esperimento.

Abbiamo cominciato definendo il termine ricercandone anche l’etimologia, questo perché per la piena comprensione di un concetto è necessario aver ben compreso i significati dietro al suo nome e il contesto in cui si è formato. Per fissare le idea sulla materia abbiamo costituito un’abbecedario tecnico, una mappa concettuale e un elenco cronologico della rivoluzione industriale tessile.

La nostra indagine è proseguita in ambito storico ripercorrendo tutte le tappe evolutive: siamo partiti dall’antichità e il periodo Medievale e rinascimentale; e abbiamo dedicato molti post alle invenzioni moderne: dai telai settecenteschi e ottocenteschi sino alle nuove fibre novecentesche; e con due tematiche contemporanee: il Covid-19 e la cronaca, ovviamente in ambito tessile. Abbiamo concluso con la ricerca di un “protagonista”, o meglio un testimonial che più fosse stato il più significativo nel nostro ambito di ricerca.

Un altro nucleo fondamentale del nostro percorso è stato quello artistico: abbiamo parlato dei miti classici di Penelope nell’Odissea e del mito del Minotauro; in ambito figurativo abbiamo osservato l’opera di Bassano (Penelope) e abbiamo anche osato una nostra interpretazione e una storia del tessere. Sempre in ambito letterario ci hanno accompagnato Giovanni Boccaccio e Giovanni Pascoli a rappresentare la narrativa e la poesia. Infine nel cinema e nella pubblicità è stata ricercata, con spirito artistico, quella componente creativa legata al nostro verbo.

Essendo il tessere un termine tecnico non potevamo non considerare l’aspetto scientifico affrontando alcune principali tecniche di lavorazione e i loro prìncipi fisici; in seguito la seta, uno dei grandi materiali protagonisti. Ci siamo anche interessati a ricercare i brevetti di alcune innovazioni dell’epoca industriale. Anche in ambito scientifico ci abbiamo messo la nostra modesta creatività immaginandoci un progetto realizzabile in futuro con la sua relativa locandina esplicativa.

STEP #24 UNA MAPPA CONCETTUALE


In questo post vogliamo presentare una mappa concettuale del tessere nei suoi concetti principali e i loro collegamenti.





STEP #23 UNA PROMOZIONE DI PRODOTTO




Questa potrebbe essere la locandina informativa del progetto da noi inventato:





Il file è stato creato con l'applicazione Canva, disponibile gratuitamente e con funzioni Pro.

sabato 6 giugno 2020

STEP #22 UN'INVENZIONE FUTURA


Nello step odierno ci è stato proposto di pensare ad un progetto, un'invenzione futura (perché non ancora realizzabile) ma prossima, ovviamente nel nostro amato ambito tessile: vogliamo così presentarvi il nuovo sistema I.P.S. (Impact Prevent System).

LA TECNOLOGIA I.P.S. A SERVIZIO DELLA SICUREZZA 

 La nostra idea consiste in una totale rivoluzione nella progettazione del vestiario, indirizzato prima al campo professionale e in seguito anche negli abiti comuni: l'idea in sintesi è la concezione di un indumento che possa proteggere il suo indossatore in caso di cadute da altezze pericolose o, per gli utenti deboli della strada, a seguito di un incidente stradale; la protezione della persona avviene tramite la trasformazione dell'abito stesso in un air bag di concezione simile a quello motociclistico.                        Ovviamente vi sono alcune difficoltà che non permetterebbero ancora a questa idea di essere realizzabile o meglio, pratica. Questo  perché, per fare un esempio, gli airbag tradizionali richiedono un considerevole volume anche da ripiegati, spazio che non potrebbe essere ovviamente allocato in nessun abito senza renderlo una tuta spaziale, inoltre l'idea in questione è concepita come uno standard tessile adottabile da una qualsiasi azienda più che voler essere un particolare prodotto.

L'IDEA NEL DETTAGLIO

Passiamo ora ad una descrizione del progetto con il fine di illustrare tutte le componenti del sistema.
Il principio è similare a quello degli airbag per motociclisti
Come abbiamo accennato in precedenza le fibre che compongono l'abito sono l'airbag stesso e quindi si tratta non di un meccanismo piazzato dentro, ma è il tessuto stesso il dispositivo gonfiabile (in condizione normale non è possibile distinguere i due lati perché uniti da diverse cuciture in grado di lacerarsi quando avviene il gonfiaggio). Bene ora che abbiamo il cuore ci servono degli accessori ci permettano di attivarlo al momento giusto: in primo luogo l'abito sarebbe equipaggiato con un set di sensori quali accelerometri e giroscopi, posizionati nelle zone di cucitura per non arrecare disagi e comunque in zone tali da riuscire ad interpretare i dati raccolti e se quindi stia avvenendo una caduta o un'impatto con un veicolo. Sempre lungo le cuciture, (in vari punti per bilanciare i pesi) dobbiamo allocare diversi mini serbatoi contenenti un gas compresso che possa gonfiare l'air bag. Questi ausili richiedono alimentazione la quale potrebbe provenire da pile a moneta per la sensoristica e i
Un'airbag motociclistico in funzione
serbatoi o una piccola batteria (dimensione massima un power bank),  anche il microprocessore addetto all'analisi dei dati avrebbe bassi consumi da permettergli di essere alimentato a pile; quest'ultimo potrebbe anche essere sostituito da una semplice antenna bluetooth che permetta, una volta collegato lo "smart-cloth" allo smartphone, di delegargli le richieste di calcolo. Infine un banalissimo switch analogico armerebbe/disattiverebbe il sistema, in modo da evitare involontarie ed inutili attivazioni quando l'abito non è indossato.

BREVE ANALISI DI IMPIEGO

Il sistema quindi potrebbe essere implementato su qualsiasi design e quindi marca e stile con la sola limitazione dell'impiego di una fibra capace di tale sforzo (vedi paragrafo dopo), per ovvie ragioni l'indumento civile più indicato è il cappotto (anche perché il sistema è concepito per non pesare più di 2-3 kg, peso più accettabile su un indumento pesante) così da estendere l'airbag anche al cappuccio offrire una protezione per il collo. Per quanto riguarda l'ambito professionale la cui sola priorità delle giacchette  è la funzionalità e la sicurezza si avrebbe più margine di peso (quindi "invasività" del sistema) e quindi un hardware più potente ed efficace.
 Alcuni esempi pratici di intervento del sistema I.P.S. sono:
- caduta accidentale da altezze pericolose (operatori)
- investimento di un pedone o di un mezzo a due ruote: l'accelerazione dell'impatto è rilevata e permette di azionare l'airbag prima di raggiungere il suolo riducendo la violenza totale dell'incidente fino al 50% e circa fino all'80% della forza d'impatto col terreno.
- caduta da mezzi a due ruote a seguito di incidenti stradali

TECNOLOGIE NECESSARIE

Una fibra nuova
Per  prima cosa sarebbe necessaria una fibra con proprietà fisiche singolari: essa dovrebbe essere estremamente leggera ed elastica ma abbastanza resistente per resistere senza squarciarsi nel momento del gonfiaggio; questo per tessere una trama molto fitta e quindi compatta, ma nel momento cruciale deve potersi stirare notevolmente mantenendo comunque durante l'espansione massima una distanza tra le singole fibre sufficiente per riuscire a contenere il gas immesso per qualche secondo prima di sgonfiarsi in maniera significativa.

Efficienza energetica
Altra necessità riguarda l'efficienza energetica dei vari dispositivi in dotazione, ovviamente dovrebbero avere un consumo veramente ridotto onde evitare di dovere cambiare pile ogni settimana/mese.

Compressione sicura
Il gas, per quanto ripartito su diversi serbatoi, rimane altamente pressurizzato e quindi richiede che le mini bombole siano a prova d'urto mantenendo sempre un peso ridotto







lunedì 1 giugno 2020

STEP #21 UN BREVETTO


La creatività è il maggior propulsore del progresso umano, ciò detto essa è una caratteristica innata concessa a pochi; pensare fuori dagli schemi, in maniera non imitativa, è la via per scoprire nuove realtà costituendo un primato nell'ambito di studio. Che si abbia "innovato" per caso o a scopi lavorativi, la risposta materiale della società è il denaro; l'idea diventa una tua proprietà intellettuale e, qualsiasi sviluppatore voglia servirsene per i propri progetti deve al creatore una quantità di denaro per utilizzare tale idea. Il brevetto nasce a tutela di questo meccanismo, in particolare del creatore: registrando un brevetto tramite un ufficio brevetti, si chiarisce inequivocabilmente di essere i primi ad aver pensato a quel certo progetto e dunque di essere meritevoli dei cosiddetti "diritti d'autore", ma tralasciando l'aspetto economico (che comunque decade dopo i 20 anni) i brevetti sono un'interessante fonte storica. Nello step di oggi andiamo a servirci del servizio Google patents, che registra a livello internazionale moltissimi brevetti e li mette alla libera consultazione del pubblico.

TELAIO JACQUARD
Parlando di tessile non potevamo non citare il leggendario telaio automatizzato Jacquard, il brevetto di questo particolare modello è registrato in merito a un telaio (automatico ovviamente) per la tessitura di tappeti da E. Bigelow, e risale al 23 ottobre del 1849.
Pagina Google Patents:https://patents.google.com/patent/US6806A/en
PDF :https://patentimages.storage.googleapis.com/b9/ca/b4/4375fe62e855d2/US6806.pdf








SPOLETTA DI HARGREAVES

Riportiamo anche il brevetto della spoletta volante depositato da W. Hargreaves nel 1890








giovedì 28 maggio 2020

STEP #20 UN MATERIALE


Nel post di oggi riprendiamo il discorso sulla seta menzionato nello step #12, le fonti di questo argomento provengono dal corso "Storia della Tecnologia" del Politecnico di Torino tenute dal professor Vittorio Marchis.

LE ORIGINI E LA DIFFUSIONE

Percorsi principali della Via della Seta
Le prime popolazioni a scoprire di poter utilizzare le bave del baco per creare dei tessuti furono quelle orientali, in particolare nelle terre dell'attuale Cina era una tecnica già nota intorno al 3000 avanti Cristo. Le peculiarità della seta la rendono un materiale molto richiesto cosicché la sua importazione in occidente avviene già ad opera dei Romani a partire dal secondo secolo avanti Cristo tramite la celeberrima Via della Seta: un insieme di percorsi carovanieri lunghi più di 8000 kilometri attraverso i quali le merci venivano spostate tra oriente e occidente; ovviamente la seta era solo uno degli innumerevoli commerci ma il nome fu attribuito dal geografo  Ferdinand von Richthofen nel 1877 e rimarrà come tale fino ai giorni nostri. Si trattava di un percorso estremamente battuto e fondamentale per le economie locali e quindi in continua evoluzione, nel sedicesimo secolo vediamo la comparsa di tratte marittime, implementando maggiormente le possibilità di commercio.

CARATTERISTICHE DEL  BACO DA SETA

Cio che rende la seta un materiale cosi pregiato consiste nell'elevata mole di lavoro richiesta per ottenere la materia: infatti la seta è il bozzolo che il bruco fa prima di diventare una farfalla e quindi
Alcuni bozzoli
servono moltissimi bozzoli (e quindi bruchi) per produrne anche un esiguo quantitativo, ovviamente il baco per massimizzare il raccolto deve essere ucciso prima che possa diventar farfalla, cosicché non mangi il bozzolo tanto pregiato; per rendere un'idea delle quantità un bozzolo "srotolato" può arrivare a misurare fino a 1000 metri, tuttavia per avere uno spessore accettabile servono circa 12 bozzoli combinati. Vi è pero un altro elemento di pregio di questo tessuto che lo rende cosi apprezzato: infatti presenta delle tossine che, originariamente utile all'animale per non farsi mangiare durante la metamorfosi in farfalla da altre bestie, permette al abito di non essere affetto da eventuali animali quali tarme di consumarlo (come può accadere ad esempio per la lana).

LA LAVORAZIONE DELLA SETA

Partiamo dal principio. In Europa per avviare una produzione di seta (come avverrà nel diciassettesimo secolo nel nord d'Italia) era necessario acquistare i bachi: questi stanno alla base del processo perché la bava che secernono è essa stessa a fare parte del filato. Il nutrimento che doveva essere fornito ai bruchi andava coltivato: si tratta del Gelso, l'unica pianta di cui si nutrono. Possiamo individuare principalmente due fasi.

1. Allevamento
  Il baco viene allevato su appositi graticci: le foglie di Gelso, precedentemente macinate, vengono disposte sui vari ripiani e i bruchi sono lasciati liberi su di essere. E' necessario aggiungere spesso

nuove foglie visto che costituiscono l'alimentazione  del baco e quindi vengono consumate
un primo piano dei bachi nei graticci
rapidamente. Quando il baco è cresciuto abbastanza, si creano delle ramaglie in cui vengono messi, questo per simulare l'habitat ideale di nidificazione. Appena i bozzoli sono formati vengono raccolti nella maggior parte per essere sottoposti a gas tossici, in modo da uccidere i bachi. La restante parte viene lasciata trasformare in farfalla in modo che i pochi superstiti possano riprodursi e quindi creare le generazione successiva.


2. Filatura
  A questo punto è tempo di sciogliere i bozzoli, e per dipanare le matasse senza distruggerle è necessario sciogliere la sericina cioè la proteina che tiene unite le varie fibre; per fare ciò si adopera il
Procedura di dipanamento a caldo
calore: si immergono i bozzoli in recipienti d'acqua mantenuta a 60 gradi circa. Poi vengono estratti da mani esperte che uniscono più fibre in un filo unico. Un'interessante differenza tra il metodo orientale e quello europeo si osserva in questa fase, infatti l'impiego delle bacchette per quest'ultima fase ha risparmiato ai lavoratori cinesi una tipica malattia professionale dovuta al costante contatto con acqua calda che ha afflitto invece molti operai europei. Già nel 1607 intravediamo da un libro di Vittorio Zonca i primi passi di meccanizzazione  a Bologna: il torcitoio era un locale adibito alla filatura della seta. Una struttura a tamburo conteneva i rocchetti in cui il filo veniva arrotolato. Questo tamburo poteva ruotare grazie ad un anima interna elicoidale spinta da ruote meccaniche a loro volta messe in rotazione da una fonte idraulica posta sottostante la struttura. Infine L'incannatoio permetteva di fornire la torcitura adeguata al filato e di disporlo sui rocchetti per la vendita. Tutto questo meccanismo è un chiaro esempio di protoindustrializzazione.


Torcitoio in scala 1 a 2: a sinistra l'incannatoio, sulla destra
il tamburo rotante 





















martedì 26 maggio 2020

STEP #19 NELLA SCIENZA APPLICATA


La lavorazione delle fibre tessili è caratterizzata da innumerevoli processi produttivi dietro ai quali possiamo ravvederne le basi scientifiche. Analizziamo quindi alcune delle tecniche di lavorazione principali cercando di derivarne i principi fisici e chimici.
La principale fonte di questo post è il manuale per la formazione degli operatori "Nobilitazione Tessile" il quale per ovvie ragioni è più esaustivo e riporta tutte le tecniche in seguito descritte più molte altre. Ne consigliamo la consultazione per una completa trattazione della materia senza farsi scoraggiare dal linguaggio tecnico.


FILATURA 

Esistono tre tipi di filatura a seconda delle proprietà del materiale:

a) CARDATURA viene principalmente impiegata per le fibre di taglio corto quali lana vergini o residui di lavorazioni intermedie e queste vengono usate in misto con fibre più lunghe per creare dei
Macchinario Cardatura
filati ibridi che ereditano le caratteristiche dei vari filamenti. La cardatura si basa su ripetute azioni meccaniche aventi lo scopo di sfioccare le fibre, parallelizzarle e, allo stesso tempo, amalgamare i vari componenti, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo e anche del colore. Dagli stoppini per torsione si stira il filamento e si raccoglie su appositi tubetti. La filatura  ring è un ulteriore affinamento della cardatura ed  è applicata a per quelle fibre che saranno impiegate per i capi d'abbigliamento. Vengono impiegati vari macchinari avanzati quali una miscelatrice ed una pettinatrice che regolarizzano le fibre creando stoppini omogenei. Infine tramite un "ring", sempre tramite torsione si conferiscono al filato e caratteristiche elastiche richieste.




b) OPEN END viene principalmente utilizzato in ambito cotoniero. Questo sistema realizza la condensazione delle fibre avvalendosi della gola interna posta alla periferia di una
piccola turbina. Sulla macchina è predisposto un rotore per ogni testa di filo. Lo stoppino di alimentazione, viene disaggregato ("sfioccato" volendo essere tecnici ) nelle singole fibre e giunge al rotore. Le fibre hanno, con il nastro di alimentazione, una velocità molto bassa che via via aumenta subendo uno stiro notevole. All’arrivo nel rotore questo, con la sua rapida rotazione, sottopone le fibre al suo interno ad una elevata forza centrifuga che le spinge verso la periferia dove la superficie è profilata in maniera particolare e tale da conferire al filato una forma adeguata e tale da raddrizzare le fibre. Queste si sovrappongono e si condensano, abbandonando la gola del rotore con un certa torsione e con una velocità assai inferiore a quella periferica della turbina, dando luogo ad una filatura in continuo dove il filato viene avvolto su rocche.

Macchinario open-end


c) ESTRUSIONE questo metodo riguarda la filatura delle fibre chimiche sia quelle artificiali sia quelle sintetiche. Il nome è esplicativo del procedimento operativo: si prende infatti il polimero e lo si porta allo stato liquido, in seguito viene estruso tramite una filiera a più fori. Le "bave" si solidificano e vengono raccolte in un filo continuo di lunghezza potenzialmente infinita. E' interessante osservare come questo processo è molto imitativo del filare dei ragni e dei bachi da seta, conservandone cosi lo stesso principio fisico anche se con una fibra completamente differente.

ROCCATURA, STRIBBIATURA E VAPORIZZO

Si tratta ancora di processi pre-tessitura e costituiscono uno step fondamentale per la lavorazione futura. La roccatura consiste nel traferire i fili dai tubetti nelle rocche, quindi un processo di ridimensionamento dei filamenti e della forma dei supporti (le rocche) per renderli utilizzabili da uno specifico macchinario (orditoi, telai eccetera); ovviamente esistono vari tipi di rocche per ogni tipo di macchinario. La stribbitura è invece il processo di verifica che il filo non presenti punti deboli o grovigli andando a intervenire quando dovesse verificarsi un difetto del filato. Su ciascuna testa della roccatrice è presente un’apposita apparecchiatura elettronica detta stribbia, programmabile nei suoi
Macchinario per la vaporizzazione
interventi in funzione dell’importanza delle irregolarità che possono essere tollerate. La stribbia ha lo scopo di togliere la parte del filo difettosa e di riunire i due capi del filato con un piccolo nodo. Infine il vaporizzo consiste , come suggerisce il nome nell'impiego un processo termico (tramite vapore appunto) ai fusi di filato. Questo processo avviene per contrastare la tendenza delle fibre ad aggrovigliarsi se non sottoposte a torsione costante, si ottiene così un corpo più uniforme e le fibre risultano stabili. Operativamente si procede a inserire in casse metalliche (vaporizzi) le rocche e si immette il vapore, per un'efficacia più capillare si agisce sottovuoto.



IDROESTRAZIONE (A CENTRIFUGA)

Lo scopo di questa lavorazione è quello di asciugare il tessuto, procedimento necessario tra varie lavorazioni quali lavaggi e tinture. Privilegiamo l'analisi di questo processo perché il focus di questo
Idroestrattore a centrifuga
post è ricercare "l'applicazione della scienza" al tessere e funzionando in maniera simile ad una lavatrice domestica speriamo il concetto possa risultare più familiare ed immediato; bisogna sottolineare tuttavia che la centrifugazione non è l'unico metodo di idroestrazione. In completa analogia con la lavatrice il macchinario di base è un cesto in acciaio INOX cilindrico imperniato nel suo centro e con un portello di caricamento dall'alto. Il cesto è mobilitato da un motore elettrico  collegati da un albero di trasmissione, è importante distribuire i pesi in maniera uniforme per evitare pericolose vibrazioni. L'albero motore è dotato di una frizione per frenare il cesto a procedimento finito. Il principio fisico sfruttato è la forza centrifuga la quale spinge fuori dai tessuti le particelle d'acqua, asciugando quindi il contenuto






lunedì 25 maggio 2020

STEP #18 NELLA CRONACA


Nel post di oggi ci addentriamo in ambito giornalistico, in particolare occupandoci della cronaca.


LA STORIA DI MARIA, PENDOLARE BENEFATTRICE.

 Maria Vittoria Catamo è una pendolare da più di dieci anni tra la sua città natale Parma e l'Inghilterra, e in questi ultimi mesi di pandemia ha deciso che voleva fare la sua parte:  riscopre così la sua abilità nel cucito e incomincia a fabbricare a mano mascherine double face; a fronte di una
Una fantasia di mascherina prodotta
piccola donazione, chiunque può acquistarne una per se sostenendo così l'ospedale Maggiore di Parma al quale sono destinati i proventi di questa raccolta fondi. L'apprezzamento dell'iniziativa è molto forte sin da subito cosicché Maria riceve una grande quantità di domande e ha presto bisogno dell'aiuto delle sue amiche Annamaria, Alessandra, Carmen, Francesca e Cinzia le quali si organizzano formando una piccola catena di produzione e distribuzione. La scelta di supportare la città di Parma è dettata al profondo legame alla quale è legata Maria, ma le costanti richieste di queste mascherine hanno portato la donna a volere sostenere anche la città di Manchester nella quale lavora e vive da più di 10 anni: le idee sono molte, principalmente mirate alla cura di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva così stressati dal costante carico emotivo e lavorativo. Parlando di numeri la donna afferma di aver già donato 5500 euro all'ospedale di Parma e di avere già 3000 sterline da donare alla città inglese.
 In questa nuova fase di allentamento delle normative di contenimento la mascherina è un oggetto che caratterizzerà gran parte del nostro vivere al di fuori delle mura domestiche e, sebbene non si tratta delle tipologia "chirurgica", quella prodotta da Maria e il suo team è a tutti gli effetti un presidio per contenere la diffusione del virus. Se siete interessati potete raggiungere a questo link il suo blog tramite il quale si possono vedere i loro prodotti ed eventualmente sostenere il loro progetto.

sabato 16 maggio 2020

STEP #17 UN ABBECEDARIO


Proponiamo in questo post un abbecedario così che possa adempire al compito di glossario. Ogni termine presenta un collegamento che contestualizza il termine all'ambito del tessere.


A come Arabesco
B come Bachicoltura
C come Cardatura
D come Decatissaggio
E come Elastam
F come Filatoio
G come Gomitolo
H come Hargreaves
I come Idrofilizzazione
J come Jacquard
K come Kay
L come Lana
M come Merletto
N come Navetta
O come Ordito
P come Pettinatura
Q come Quadrettato
R come Ricamo
S come Sarto
T come Telaio
U come Uncinetto
V come Velcro
W come Wash and Wear
X come Xilema
Y come Yak
Z come Zip

STEP #16 UN PROTAGONISTA


Il genio dei grandi innovatori è ciò che permette alla società di essere in continua evoluzione; questi uomini e donne hanno la straordinaria capacità di stravolgere (volontariamente o spesso del tutto inconsapevoli) le vite di moltissime persone nel quotidiano e, nel caso del tessere uno di questi "protagonisti" è certamente Richard Arkwright. A rappresentazione del tessile abbiamo scelto proprio lui anche per la sua tenacia imprenditoriale la quale, nonostante la modesta condizione economica familiare, gli ha permesso di finanziarsi tutti i suoi progetti e di accumulare una fortuna all'epoca inestimabile.

RICHARD ARKWRIGHT: PROTAGONISTA DELLA RIVOLUZIONE TESSILE

Richard Arkwright
Nacque nel trentaduesimo anno del 1700 in una famiglia numerosissima: egli era il tredicesimo figlio (anche se purtroppo solo in sette sopravvissero); e anche per questo non poté permettersi di andare a scuola, tuttavia il padre lo mandò da suo cugino Ellen per imparare a leggere e scrivere. Inizia a lavorare presso un barbiere del Lancashire e già nel 1750 riesce ad aprire un suo  negozio per mettersi in proprio. In questi anni inventa una lozione impermeabile per tingere le parrucche (allora molto di moda): si tratta di uno dei primi successi che gli aprono la strada ad una stabilità economica per sperimentare future idee.
 Nel 1768 assieme a John Kay, rivolge il suo interesse imprenditoriale verso le macchine per la cardatura e la filatura, e già l'anno successivo a Nottingham riesce a brevettare il suo primo telaio idraulico che automatizzava molti dei processi manuali abbassando sensibilmente il costo dei filati; il macchinario pone i presupposti per la crescita esponenziale dell'industria del cotone. Tra il 70 e il 75 riprende la cardatrice di Lewis Paul e arriva a brevettare un sistema in grado di prendere i batuffoli di cotone e di trasformarli in fibre pronte ad essere filate. Nel frattempo per cercare di espandersi, con l'aiuto di due grossi produttori di magliera (Strutt e Need) e 12.000 delle sue sterline, costruisce un mulino ad acqua a Crompton ovviamente per alimentare i suoi telai: era finalmente giunto a meccanizzare tutte le fasi della filatura, il successo fu notevole e molti cercarono di imitarlo, solo nel 75 gli fu riconosciuto ufficialmente il brevetto. Per rendere l'idea del suo successo, egli fu invitato un po' per tutta la Scozia per avviare mulini cotonieri. Anche in Inghilterra il successo è notevole: il mulino a birkacre raggiunge 600 dipendenti, tuttavia quest'ultimo a causa di rivolte operaie fu distrutto nel 79, infatti l'innovazione portava gravissime conseguenze sulla popolazione: servivano moltissimi meno operai e sopratutto non era richiesta alcuna abilità particolare, con un conseguente calo delle assunzioni e delle paghe. Oltre i già citati, Richard Arkwright emise moltissimi altri brevetti che difese in lunghe battaglie legali, ma gli furono riconosciuti solo parzialmente, arrivò a scontrarsi anche con Thomas Higs (un altro inventore tessile di quell'epoca), questo però non gli impedì di accumulare delle ricchezze altissime. Nel 1777 introduce la macchina a vapore nel suo stabilimento nel Derbyshire, ma non con il fine di attivare direttamente i macchinari quanto piuttosto per riempire le gora la quale spingeva la ruota del mulino.
Nel 1786, ormai scaduti molti dei suoi brevetti ottiene due onorificenze: Cavaliere e Sheriff of Derbyshire (1787). Muore nel 1792 a 59 anni lasciando in eredità circa 500.000 sterline derivate dai diritti intellettuali delle sue idee.



La principale fonte di questo post è la pagina dedicata a Sir Richard Arkwright di wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Arkwright



#STEP 15 NEL NOVECENTO



L'INNOVAZIONE DELLA MATERIA PRIMA E LA TEMATICA AMBIENTALE

Nei secoli di rivoluzione industriale abbiamo visto l'ambito tessile affinare le sue tecniche produttive, in particolare le sue macchine, i telai; siamo passati da aziende artigiane a vere e proprie fabbriche con un discreto livello di automatizzazione. Il Novecento, oggetto di studio di questo post, porta anch'esso un'ulteriore sviluppo del settore: innanzitutto l'elettricità comincia a prender parte al processo produttivo, ma l'innovazione più rilevante è certamente l'introduzione di fibre tessili chimiche. Come può suggerire il nome esse sono ricavate dall'uomo mediante processi chimici e ne esistono di due tipologie:

1) Artificiali

    Si tratta di fibre ottenute mediante una trasformazione di sostanze naturali di origine organica, tipicamente fibre vegetali o proteine animali. Eccone alcuni:
La fibra di Acetato

        • Acetato
Cupro
Lyocell
Modal
Triacetato
Viscosa o Rayon





2) Sintetiche

   Le fibre sintetiche invece sono derivanti del petrolio tramite polimerizzazione e presentando caratteristiche più interessanti rispetto a quelle artificiali: infatti generalmente sono molto più robuste e termoisolanti.
Tessuto di Kevlar e Carbonio

         •       Acrilico
         •       Aramidiche (il Kevlar)
         •       Clorovinile
         •       Modacrilico (acrilico modificato resistente alla fiamma)
         •       Neoprene
         •       Poliammide (Nylon)
         •       Poliestere
         •       Polietilene
         •       Polipropilene
         •       Poliuretano
     



  Tutte queste nuove fibre rivestono un ruolo fondamentale nell'innovazione dei materiali permettendo al tessile di riservarsi i nuovi mercati tecnologici e al contempo si diffondo anche tra la produzione più tradizionale come bandiere ma anche capi di vestiario. Grazie alla robustezza complessiva del materiale e all'origine non biologica delle fibre, queste non sono affette dalla degradazione e dunque possono essere impiegate in moltissimi degli ambiti precedentemente preclusi alle fibre tradizionali.





LA DOPPIA FACCIA DELLA MEDAGLIA

 Tuttavia proprio l'origine non naturale delle fibre pone nuove problematiche ambientali e potenziali rischi sanitari: introducono infatti il problema dello smaltimento di un prodotto che, a fine del suo ciclo di vita, non può essere decomposto rimanendo come inquinante per un tempo indeterminato, e alterando gli equilibri della fauna e flora: consideriamo ad esempio le reti da pesca (prettamente in nylon) e gli effetti tragici che causano agli oceani,  non solo la presenza fisica del materiale in acqua ma sopratutto perché i raggi solari riescono comunque a degradare parzialmente il tessuto creando le cosiddette "microplastiche", un pericolosissimo inquinante di dimensione microscopiche il quale viene ingerito involontariamente dalla fauna.
 A livello sanitario rimangono dubbie le possibili conseguenze dei questi materiali a contatto con
Plastica ritrovata in un pesce
l'uomo; inoltre ricollegandoci al discorso delle microplastiche ci rendiamo conto che il rischio che queste giungano nel nostro organismo è altissimo: infatti esse rimangono negli organismi degli animali che le hanno ingerite e noi le assumiamo a nostra volta dal pescato. Ma ciò non riguarda solo
i pesci e non solo le reti da pesca: tutto ciò che è plastica presenta analoghe conseguenze se mal trattato.
 Secondo alcuni studi in media si può arrivare ad assumere sino a 250g di plastica ogni anno (anche dall'acqua del rubinetto) e circa il 50% della popolazione potrebbe averne ingerite.Bisogna sottolineare che non si conoscono effetti malevoli della sostanza, ma ciò che appare certo è che una volta assunte non vengono smaltite. Ecco un articolo di approfondimento di Focus che tratta il problema.











venerdì 8 maggio 2020

STEP #14 NELL'OTTOCENTO



Il diciottesimo secolo ha rivoluzionato completamente il processo produttivo e qualitativo del mondo tessile, vediamo ora il perfezionamento della macchina produttiva avvenuto nel secolo successivo: l'ottocento con l'introduzione del Telaio di Jacquard.

Il telaio di Jacquard
Questa macchina è interessante sotto molto punti di vista. In primis partiamo dalla sua caratteristica chiave e ciò che la rende cosi importante: si trattava di un telaio tradizionale a cui è stato aggiunto un macchinario in grado di spostarsi lungo l'ordito e di intrecciare il filato dinamicamente. Ciò permetteva di creare composizioni e trame complesse fino ad ora impossibili per un telaio automatico. Si tratta di una delle macchine più simili nel funzionamento a quelle moderne.
E per quanto riguarda la parentela, questo telaio presenta anche un forte legame con i primi elaboratori: come questi infatti, veniva azionato da schede perforate sulle quali erano riportate le "istruzioni" per una determinata trama, esattamente come i primi calcolatori.
Un altro aspetto fu una conseguenza dell'enorme versatilità di questa macchina: il timore di molti del settore, il quale portò anche a rivolte (vedi la rivolta dei Canut), era che questo macchinario potesse ricoprire completamente tutto il sistema di lavoratori tessili sino ad ora impiegati lasciando senza  lavoro un'ingente fetta della forza lavoro del settore; tuttavia, com'è sempre accaduto in queste situazioni, il progresso era ormai inevitabile e la diffusione di questo tipo di telaio fu mondiale. Questo concetto si collega ad un discorso molto più ampio sul mondo lavorativo e su quanto possa essere dinamico, e quindi quanto l'uomo abbiamo bisogno di inventarsi sempre nuovi lavori grazie e per colpa del progresso.





STEP #13 NEL SETTECENTO



Il settecento, con la rivoluzione industriale, ha visto stravolgere le sorti della tecnologia di tutti gli ambiti produttivi, e la tessitura non fa eccezione; anzi essa fu uno dei maggiori settori a beneficiarne e uscirne profondamente mutato; quando parliamo di rivoluzione infatti intendiamo un meccanismo che, modificando alcuni fattori, rende impossibile ritornare allo stato precedente, una reazione irreversibile se vogliamo; e ciò si concretizza nel mondo tessile nella meccanizzazione dei telai, cosa che comportò ad un'industrializzazione della produzione e una maggiore accessibilità dei tessuti per il popolo e, a questo punto, ritornare al metodo artigianale, non era più un'opzione. Ma non solo, indirettamente ciò permise alla società di ridefinire il ruolo della donna nelle fabbriche. Studiamo allora i principali fenomeni di questo secolo d'innovazioni che al meglio caratterizzano il nostro percorso.


UN'ANTICIPAZIONE PRE-RIVOLUZIONE: LA SPOLETTA VOLANTE
Trattasi di un'invenzione formalmente precedente alla data formale della rivoluzione (1731), ma già molto attinente al processo che sta per avviarsi. Inventata da John Kay consisteva in un pezzo di legno affusolato, chiamato navetta, che conteneva una spoletta in cui era avvolto il tessuto. La navetta
Una spola tradizionale
veniva lanciata percorrendo continuamente l'ordito; inizialmente attuato da leve o pedali, in seguito diventerà completamente automatizzato.

Ai giorni nostri si tratta di un meccanismo ancora utilizzato nei telai invariato nel principio ma con materiali differenti: un piccolo manufatto metallico attivato da aria compressa o leve apposite.

Tuttavia almeno inizialmente fu abbastanza bistrattato dai tessili dell'epoca perchéportava vantaggio solo nel processo di tessitura
e non di filatura.
Una spola moderna







Ecco due brevi video da You Tube che mostrano il metodo della spola volante azionata dal tecnico:https://www.youtube.com/watch?v=khiEAEqdkZY

https://www.youtube.com/watch?v=RXyWAOwuN6A

LA RIVOLUZIONE DEL FILATO: LA "SPINNING JENNY"
Anche conosciuta in italiano come "Giannetta"(il nome fu dato alla macchina dagli inglesi Highs e  Hargreaves in onore della figlia tessitrice di Highs: Jenny) rappresenta l'ultima premessa per meccanizzare completamente il processo produttivo: essa infatti premetteva a un solo operatore di lavorare su 8 rocchetti, sino ad arrivare, nelle forme più avanzate, sino a 120.
La Giannetta


Qui sulla sinistra un modello tedesco nel museo di Wuppertal.













GLI EFFETTI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: IL FILATOIO IDRAULICO DI ARKWRIGHT


Filatoio di Arkwright
(diritti di Chris55 di Wikipedia)


Sir Richard Arkwright era solo un semianalfabeta ma la sua geniale conoscenza della meccanica gli permisero di creare a brevettare il primo filatoio automatico nel 1769. Il funzionamento di base consisteva di un telaio di legno alla sommità del quale erano disposte in senso orizzontale quattro bobine portanti il nastro. La caratteristica più interessante di questa macchina è pero la capacità di essere alimentata da forze idrauliche permettendo inoltre di superare i limiti della "spinning Jenny" creando tessuti molto più robusti; questa macchina fu un catalizzatore della rivoluzione industriale, l'azienda stessa per cui lavorava Arkwright crebbe fino a 600 dipendenti e complessivamente la sua geniale idea gli fruttò un patrimonio di circa 2 milioni di sterline dell'epoca; queste informazioni sono molto utili a rendersi conto della portata dell'evento appena innescato.










venerdì 1 maggio 2020

STEP #12 NELLLA TECNOLOGIA MEDIEVALE E MODERNA


UNA PREMESSA

Proseguiamo nel post di oggi il percorso storico introdotto dallo step #08 in particolare analizzeremo il periodo medievale e moderno. Innanzitutto è necessario smentire il pregiudizio di "epoca buia" come è comunemente noto il Medioevo, questo poiché attribuito in periodo rinascimentale il quale cercava un ritorno a valori classici. In realtà sopratutto dopo l'undicesimo secolo furono anni caratterizzati da una vivace ripresa economica e, il settore tessile non è altro che un'ulteriore conferma.


LA PRODUZIONE

La produzione di capi e tessuti è da millenni una caratteristica intrinseca del progresso tecnologico, e
 dipinto medievale di un filatoio
la fase medievale non fa eccezione; nell'alto medioevo si trattava di una produzione domestica con i telai ereditati dalle precedenti epoche: dunque quello verticale e la variante orizzontale; con l'aggiunta dell'arcolaio (sostanzialmente un'evoluzione del fuso azionato dal metodo biella manovella). Tuttavia in molti luoghi la produzione domestica si protrasse anche per tutto il basso medioevo quando era perlopiù diffusa a livello artigianale. Questi ultimi ovviamente disponevano di attrezzature decisamente più sofisticate a partire dai telai stessi e gli orditoi fino ad arrivare alle vasche per tinture e mulini per la follatura i quali però erano ad appannaggio delle famiglie imprenditoriali più ricche visto l'alto costo di costruzione e impiego. Inoltre dopo il dodicesimo secolo in Europa si diffondono le materie prime orientali portando a una piccola rivoluzione dei materiali: il cotone e la seta in alternativa alla tradizionale lana (anche se la seta rimarrà un materiale prezioso atto a costumi e funzioni importanti, certamente era uno "status symbol" di ricchezza e potere). Un altro materiale di particolare diffusione fu il fustagno, un tessuto misto di lino o canapa con il cotone, si pensa che questo materiale debba la sua diffusione grazie alla vicinanza con il mondo islamico e dai suoi artigiani insediatisi in tutt'Italia a seguito delle crociate.

                                                                                 
                                       

IL PARTICOLARE CASO DELLA LANA

Una menzione speciale va riservata alla lana visto il su complesso processo produttivo il quale richiedeva che più botteghe specializzate lavorassero alle varie fasi di lavorazione, e queste in genere erano coordinate da un imprenditore, in genere un mercante in quanto poteva facilmente reperire la materia prima per poi immettere sul mercato il prodotto lavorato. Questo processo di produzione frammentata prende il nome tecnico di "fabbrica disseminata" riferendosi alla produzione della lana.
Sarà oggetto di approfondimento in questo post



IL GENIO DI DA VINCI

Sebbene dobbiamo aspettare la meccanizzazione della produzione per avere una vera e propria svolta tecnica dei telai, Leonardo Da Vinci, progettò un telaio automatizzato (purtroppo mai concretizzato come molte delle sue brillanti idee) il quale, attivato da una ruota motrice, era in grado di gestire autonomamente la navetta del telaio tramite bracci e guide e questa permetteva l'intreccio automatico della trama e dell'ordito. Si tratta di uno dei progetti più complessi realizzati da Leonardo il quale probabilmente prese ispirazione dal nonno che ne possedeva uno. Forse se fosse stato commercializzato avrebbe stravolto la storia la quale portò una soluzione automatica solo tre secoli dopo grazie alla rivoluzione industriale; ne possiamo però apprezzare un modello, realizzato intorno gli anni 50 del '900 da Luigi Boldetti sulla base degli stessi appunti leonardeschi.




A sinistra uno degli schizzi progettuali
del Telaio










Qui sotto una foto della riproduzione di Boldetti realizzato in legno, ferro e cuoio ( dimensioni: 102,5cm ; 213cm ; 100cm)
















sabato 25 aprile 2020

STEP #11 NELLA PANDEMIA



Il Covid-19 ha saputo stravolgere le dinamiche mondiali mutando profondamente in pochi mesi l'assetto produttivo, sociale ed economico. Uno dei molti cambiamenti apportati al nostro quotidiano è l'uso delle mascherine; lo scopo di questo post è fornire qualche approfondimento su queste ultime, che saranno nostre compagne di vita per un bel po' di tempo.

ATTENZIONE per qualsiasi dubbio sul COVID-19 consulta la pagina del ministero della salute raggiungibile al seguente link:
http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5337&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto




SONO UTILI?
C'è da dire che l'utilizzo di queste misure precauzionali è molto discusso sia sul metodo d'impiego che sull'effettiva protezione che possono fornire, in aggiunta non esistono disposizioni nette da parte di alcun ente, sanitario o governativo, che chiariscono definitivamente la questione: in linea generale è consigliabile in contesti di alta presenza del virus (quindi strutture sanitarie o in casa se si cura un parente contagiato) e se si pensa di averlo contratto. Per capire qual'è l'effettiva protezione della mascherina è necessario comprendere come agiscono: ufficialmente il virus non si diffonde per via aerea, ma tramite la saliva e le mucose quindi la mascherina funge da barriera fisica fra il contaminante che potrebbe essere espulso dalla persona e l'ambiente circostante. Tuttavia recenti studi hanno rilevato la presenza del coronavirus in campioni di particolato pm10, e quindi la capacità di legarsi all'inquinante; ciò detto non è ancora stata provata la possibilità che il virus possa diffondersi grazie al pm10. Un altro fattore che incide nettamente sulla loro efficacia è come le indossiamo, a tal proposito consigliamo questo articolo de La Stampa che fornisce le indicazioni corrette per metterle correttamente.
Riportiamo anche un video tutorial sulla mascherina chirurgica, la tipologia più diffusa:




TIPOLOGIE
Ne esistono di vario genere:
1. Semplici
Sono pensate per uso domestico ed aziendale o comunque dove non vige un obbligo d'indossarle, per tanto non devo avere alcuna certificazione.

2. Chirurgiche
Trattasi delle classiche mascherine appunto utilizzate in chirurgia, presentano una certificazione CE ma sono auto certificate dal produttore, non proteggono l'indossatore ma gli altri.

3. Filtranti
Sono costituite da un tessuto filtrante che a seconda della certificazione arrivano a filtrare fino al 99% di qualsiasi sostanza dannosa. Hanno l'obbligo di certificazione CE e specifica, devono essere utilizzate solo dal personale medico che opera con infetti in quanto l'esalazione di chi la indossa non è filtrata e quintino proteggono chi è attorno.

Fonte Altroconsumo.it:
https://www.altroconsumo.it/salute/cura-della-persona/news/coronavirus-mascherine










STEP #10 NEL CINEMA



Parliamo in questo post di cinema, così abbiamo selezionato il film "Wanted", la storia fantascientifica di Weasley Gibson (James McAvoy), un mediocre impiegato d'ufficio, maltrattato al lavoro e dagli affetti, con pesanti crisi d'ansia; fino a quando un giorno una sconosciuta Fox (Angelina Jolie) lo avvicina affermando che il padre che non aveva mai conosciuto era stato ucciso e inoltre si trattava del più grande sicario di tutti i tempi e che la vita di Weasley è in pericolo perché l'assassino di suo padre stava per fare lo stesso con lui. In seguito Weasley deciderà di unirsi alla "confraternita", ovvero il club di sicari a cui apparteneva il padre per vendicare  la sua morte ; mentre si allena scopre che le sue crisi d'ansia in realtà sono una capacità congenita "di famiglia" che gli permette di concentrarsi ed esplodere colpi con un incredibile precisione (tale da sparare alle ali delle mosche senza colpire altro).

La parte che interessa il nostro blog è la "confraternita" poiché questa non uccide per denaro ma secondo un fine benevolo, infatti la confraternita è in possesso di un telaio, il quale tesse animato dal volere del fato e, attraverso la decifrazione delle imperfezioni della tela tessuta, il leader della confraternita Sloan (Morgan Freeman) ricava i nomi delle persone che devono essere giustiziate.

"Uccidine uno e forse ne salverai mille"
 il motto della confraternita.


Riportiamo l'estratto in cui Sloan presenta il telaio a Weasley (tutti i diritti vanno a Universal Pictures)



sabato 11 aprile 2020

STEP #09 NELLE ARTI FIGURATIVE



La ricerca del "tessere" nelle arti figurative ci riporta ad un argomento già trattato ovvero la tela di Penelope dell'Odissea; infatti Leandro Bassano ci propone la sua "Penelope" atta a tessere il telo funebre. I crediti della fotografia vanno a Web Gallery of Art
https://www.wga.hu/frames-e.html?/search.html



Titolo: Penelope
Autore:Leandro Bassano
anno: 1575
tecnica: olio su tela
luogo: Museo delle belle arti e dell'archeologia, Renna, Francia
dimensioni: 92x85 cm

STEP #08 NEL MONDO ANTICO





In questo post esamineremo la presenza della tessitura nella storia antica, quindi andando a prendere in esame i principali popoli vissuti tra il 3500 a.C.  e il 500 d.C.
Questo post non si propone di essere esaustivo sulla materia, la quale richiederebbe una trattazione estremamente vasta, ma bensì una generale carrellata delle tappe più significative; durante la lettura segnaleremo eventuali approfondimenti che il lettore potrà arbitrariamente decidere di approfondire per completare a piacere con gli argomenti di maggiore interesse.

I PRIMI STRUMENTI
Il primi elementi tessili, comuno a tutti i popoli, erano la conocchia (o rocca) e il fuso impiegati per il filare: sostanzialmente il compito della rocca era quello di reggere la matassa durante la filatura e lasciare libere le mani del filatore. Si trattava di un bastone con una gabbietta in cima attorno al quale si legava la massa; poteva essere fatta di canna o un qualsiasi tipo di legno. Inoltre un laccio o un anello che tenesse la matassa compressa.
Una conocchia



MEDIORIENTE
Partiamo con i Sumeri i quali erano soliti vestirsi con un capo chiamato "Kandis" ovvero una sorta di vestito monospalla lungo fino alle caviglie impreziosito a volte da ricami.
 Questo tipo di vestiario fu adottato da moltissime popolazioni. La kandis degli Assiro-Babilonesi era tendenzialmente più elaborata e presentava frange e drappi; inoltre l'abito diventa indicatore del prestigio sociale essendo composto di materiali più o meno ricchi a seconda della ricchezza del singolo individuo.
 Più evoluti ancora i Persiani, che portavano una Kandys corta sotto la quale indossavano i pantaloni, chiamati Anaxyrides, e sopra a tutto un mantello molto lungo con bordi in pelliccia, annodato sul davanti con dei lacci.

La porpora - storia e tecnica - Studia Rapido
I Fenici furono un popolo dall'inclinazione mercantile,  e seppero arricchire il loro abiti con pregiate stoffe e colori vivaci; sopratutto la porpora, la quale si può ricavare da un mollusco (immagine a destra) fu una colorazione estremamente apprezzata da moltissimi che rappresenterà a lungo ricchezza ed eleganza.




CINA
La Cina fu la prima ad apprendere la lavorazione della seta si pensa attorno al 3000 a.C. la quale si otteneva tramite la bachicoltura. La sua richiesta fu sempre crescente e questa divenne ben presto un materiale di lusso adibito al vestire i personaggi più importanti e ricchi come gli imperatori. Essa si prestava molto bene a formare tessuti, ad esempio il velluto.

Riportiamo il link di Wikipedia per una trattazione a 360 gradi sulla seta
https://it.wikipedia.org/wiki/Seta

GIAPPONE
Kimono Tradizionale Giapponese Samurai Costume Delle Donne Dell ...L'abito più conosciuto è il kimono, che significa significa “abito” ne esistono numerose varietà ed utilizzato ancora oggi anche se in rare occasioni. La parola kimono significa letteralmente “vestito” e cominciò ad essere utilizzata nel 19° secolo per distinguere gli abiti giapponesi da quelli degli occidentali detti yōfuku. Si ottiene dall’unione di pezzi di tessuto rettangolari, questo non esalta le curve del corpo come tendono a fare gli abiti occidentali: al contrario le nasconde completamente.
(un esempio ci kimono sulla destra)
                                                                                   

Un interessante approfondimento su tutte le tipologie di abito giapponese
http://www.casazen.com/giappone_tradizionale/tessuti_giappone.htm
Sui vestiti e sul kimono
http://www.casazen.com/giappone_tradizionale/vestiti_giapponesi.htm
http://www.casazen.com/giappone_tradizionale/kimono.htm

AMERICA
I loro abiti di uso quotidiano erano molti semplici: le donne indossavano sottane lunghe fino al ginocchio e gli uomini perizomi; di solito, entrambi i sessi non si coprivano il petto e la schiena. In particolari occasioni, gli uomini portavano i gambali, pezzi di stoffa lunghi e larghi, avvolti attorno a ciascun arto inferiore e sostenuti da giarrettiere appese alla cintura. Se faceva freddo, per proteggersi uomini e donne si gettavano sulle spalle il matshigoté, una specie di mantello.
Iconico è certamente il copricapo di penne: questi copricapi venivano indossati in occasione di cerimonie, danze e parate, qualche volta si portavano anche in battaglia, come dimostrazione di coraggio: infatti, essendo molto vistosi, rendevano coloro che osavano esibirli un facile bersaglio per
 il nemico.


abiti indiani grandi pianure (un esempio di "falda" la parte superiore di una veste a due pezzi)


EGITTO
Il forte caldo che caratterizava la regione di sviluppo degli egizi impattò fortemente sul loro vestire i quali prediligevano vesti molto leggere: gli uomini gonnellini o perizomi che solo in seguito si allungarono fino alle caviglie, il torace spesso era coperto da un tessuto di lino e inizialmente non venivano indossate calzature, successivamente fu introdotto il sandalo. Le donne invece indossavano tuniche lunghe a talvolta aderenti le quali si arrichirono di disegni e colori con il passare del tempo.
I faraoni indossavano vesti diverse rispetto al popolo perché doveva simboleggiare il loro legame con il divino e l'elemento più significativo era il copricapo.
L'egitto è anche il più antico "produttore" di arazzi del mondo e in particolari quelli scritti in lingua "copta" mostravano una notevole abilità di tessitura di disegni complessi.

Ecco un piccolo approfondimento che si collega all'ambito della moda
https://www.aton-ra.com/egitto/approfondimenti-antico-egitto/42-approfondimenti-egitto-vari/239-tessuti-moda-abiti-antico-egitto.html

GRECIA
Le vesti greche erano anche loro molto semplici, non venivano cucite bensì drappeggiate attorno al corpo e in linea di massima non vi erano grosse differenze tra i due sessi.
Anche se molto simili tra loro esistevano due principali tonache, una per gli uomini e una per le donne: rispettivamente il chitone e il peplo. Il primo era una lunga tunica di lana con un'unica cucitura altezza spalle. Il peplo era anch'esso una tonaca e arrivava fino alle caviglie talvolta arricchito con qualche dettaglio di natura orientale (il polos), il senso veniva sostenuto da una fascia la quale serviva anche a coprire l'apertura del vestito.
Il copricapo anche era molto utilizzato per ripararsi dai forti raggi solari.


ROMANI
Concludiamo il nostro percorso con la civiltà romana, qui le differenze tra uomini e donne sono più nette. Gli uomini indossavano la tunica o la toga, quest'ultima era riservata ai cittadini romani, erano quindi esclusi gli stranieri e gli schiavi e anche chi era esiliato ne perdeva il diritto; per tutti gli altri rimaneva la tunica. I materiali più utilizzati erano lana e lino, e per i più ricchi seta e cotone, in genere ci si vestiva con due tuniche una sopra l'altra, una intima (subucula) e un'altra esterna (tunica exterior).
Per quanto riguarda le donne, analogamente ai greci anche loro utilizzavano una fascia per il seno e un perizoma, per il resto del corpo anche loro indossavano due tuniche ma con qualche variazione, in genere la seconda non arrivava fino ai piedi. Per le giovani spose esisteva la "recta" una tunica bianca più succinta e sprovvista di maniche.
Riportiamo la pagina di Wikipedia fonte per una completa trattazione dell'argomento:
https://it.wikipedia.org/wiki/Abbigliamento_nell%27antica_Roma


ULTERIORI LINKS
Segnaliamo un ulteriore approfondimento il blog "Abbigliamento nel tempo" raggiungibile tramite questo link il quale tramite opere interattive affronta un interessante approfondimento sui tessuti, le materie prime e i commerci nelle popolazioni antiche.


STEP #07 NELLA POESIA



Proseguiamo il nostro percorso letterario rivolgendoci in ambito poetico e, sebbene il tessere si appresti molto bene a formare figure retoriche, come abbiamo visto nel post etimologico, grazie anche al suo significato secondario figurativo, abbiamo deciso di selezionare un'opera in cui la tematica del tessere è centrale: trattasi de 'La Tessitrice' di Giovanni Pascoli:


"Mi son seduto su la panchetta
come una volta... quanti anni fa?
Ella, come una volta, s’è stretta
su la panchetta.

E non il suono d’una parola;
solo un sorriso tutto pietà.
La bianca mano lascia la spola.

Piango, e le dico: Come ho potuto,
dolce mio bene, partir da te?
Piange, e mi dice d’un cenno muto:
Come hai potuto?

Con un sospiro quindi la cassa
tira del muto pettine a sè.
Muta la spola passa e ripassa.

Piango, e le chiedo: Perchè non suona
dunque l’arguto pettine più?
Ella mi fìssa, timida e buona:
Perchè non suona?

E piange, piange — Mio dolce amore,
non t’hanno detto? non lo sai tu?
Io non son viva che nel tuo cuore.

Morta! Sì, morta! Se tesso, tesso
per te soltanto; come, non so:
in questa tela, sotto il cipresso,
accanto alfine ti dormirò. "

 (La Tessitrice, Canti di Castelvechio, Giovanni Pascoli, Fonte: wikipedia);


L'autore è tornato a San Mauro dove è nato e incontra una ragazza tessitrice che conosceva, e le domanda di come ha potuto lasciarla, purtroppo ella non le risponde "non il suono d'una parola". La ragazza invita il poeta a sedersi accanto a lei sulla panchetta e mentre tesse al telaio senza far alcun rumore. Pascoli piangendo si domanda sul come ha potuto andarsene e lasciarla. Subito dopo chiede alla ragazze come mai è cosi silenzioso ("perché non suona?") e lei gli risponde piangendo che vive solo nei suoi ricordi che quando anch'egli sarà morto di lei non rimarrà nulla, ben presto la verità è rivelata: in realtà è morta già tempo fa e questo più che essere un dialogo è un monologo interiore del poeta in cui riflette sulla morte che ha partecipato a tutta la sua vita strappandogli via moltissime persone a lui care devastando "il nido"; tornare a San Mauro purtroppo non gli permetterà di ricostruire gli affetti perduti.


LA PUBBLICITA' DELLE MACCHINE DA CUCIRE

L'obiettivo di questo post è completare il discorso pubblicitario cominciato nello step #05  presentandovi qualche elemento pubblicitari...